Una mostra dedicata all’Art Brut racconta la visione di Jean Dubuffet e porta in Italia l’energia creativa degli artisti marginali, in collaborazione con la Collection de l’Art Brut di Losanna.

Nel cuore della Parigi del dopoguerra, lontano dai musei e dai salotti eleganti, prende vita una nuova visione dell’arte: l’Art Brut. Letteralmente un’arte “grezza”, pura e senza filtri, che, secondo il suo ideatore, l’artista e teorico francese Jean Dubuffet, non è affatto dilettantistica. Questa è l’arte dell’istinto e dell’anima, una forma espressiva libera dalle regole, dall’accademismo e dalle convenzioni. È l’arte di chi non ha frequentato scuole, ma trae ispirazione dai sogni e dalle visioni.

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Dubuffet collezionava opere di artisti autodidatti e marginali, capaci di oltrepassare i confini convenzionali per raccontare il mondo in modi inediti, usando idee non comuni e materiali semplici e non tradizionali.

Jean Dubuffet Il Precettore Febbraio 1972 Tecnica: Acrilico su klegecell Musée cantonal des Beaux-Arts, Losanna. Donazione di Mireille e James Lévy, proveniente dalla loro collezione d’arte di Jean Dubuffet, 2019 © Musée Cantonal des Beaux-Arts, Losanna Jean Dubuffet: © Jean Dubuffet by SIAE 2024 da ufficio stampa

Questa scelta di Dubuffet, di supportare un’arte fuori dagli schemi e dal sistema ufficiale, portò nel 1976 alla fondazione della Collection de l’Art Brut a Losanna, inaugurata grazie alla donazione del suo archivio iniziata nel 1945. La Collection de l’Art Brut si è ampliata fino a oggi, diventando un punto di riferimento globale. In Italia, l’interesse è in crescita grazie a critici e storici, ma il concetto di Art Brut rimane ancora poco conosciuto al grande pubblico.

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L’esposizione al Mudec

La mostra Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider, fino al 16 febbraio 2025 al Mudec, vuole avvicinare il pubblico italiano a questa corrente dirompente, la cui influenza si riflette nell’arte contemporanea. Tra oltre 70 opere provenienti dal museo svizzero figurano pezzi “storici” di maestri come Aloïse Corbaz, Adolf Wölfli, Émile Ratier e l’italiano Carlo Zinelli.

Curata da Sarah Lombardi, direttrice della Collection de l’Art Brut, da Anic Zanzi e dal curatore Baptiste Brun per la sezione Dubuffet, l’esposizione è strutturata in quattro sezioni. La prima è dedicata a opere e documenti di Jean Dubuffet, ripercorrendo l’invenzione del concetto di Art Brut. A seguire, poi, le opere raccolte da Dubuffet fino al 1971 mostrano la profondità delle sue ricerche. Le ultime due sale espongono lavori ispirati a temi di corpo e credenze, realizzati da autori internazionali e in risonanza con le collezioni del Museo delle Culture di Milano.

Gaston Dufour Le nâin pôlichinê pastriqûe
Gaston Dufour Le nâin pôlichinê pastriqûe Anno: tra 1950 e 1956 Tecnica: Matite colorate su carta Collection de l’Art Brut, Losanna Crediti fotografici: Atelier de numérisation – Ville de Lausanne da ufficio stampa

Per facilitare l’esperienza, la mostra include un’audioguida gratuita scaricabile in app, che offre una visione approfondita delle opere grazie ai commenti di Jean Dubuffet e di altri artisti di Art Brut. A completare il percorso, il catalogo ufficiale “Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider” è disponibile nel bookshop della mostra e online.

Realizzata da 24 ORE Cultura in collaborazione con la Collection de l’Art Brut e promossa dal Comune di Milano-Cultura, la mostra vanta il patrocinio del Consolato Generale Svizzero a Milano e la partecipazione di Fondazione Deloitte come Institutional Partner.

Immagine di copertina: Jean Dubuffet, Vita Pastorale II, 1964
Tecnica: Olio su tela / Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Dono di Lorenza Trucchi / Crediti fotografici: Silvio Scaffoletti Jean Dubuffet: © Jean Dubuffet by SIAE 2024 da ufficio stampa

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