Beatrice Bertini della Galleria Ex Elettrofonica ci racconta la realtà della Galleria e perché si concentra sull’arte processuale.

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A Roma Arte in Nuvola 2024, la galleria Ex Elettrofonica ci accoglie con i lavori di Agostino Iacurci, Arianna Marcolin, Federico Pietrella, Gabriele Picco e Guendalina Salini. Un assaggio di tutto ciò che lo spazio in Vicolo Sant’Onofrio a Roma offre. «La galleria nasce nel 2009 come uno spazio culturale. – ci dice Beatrice Bertini – Io ho una formazione da curatore e mi interessava portare avanti ricerche sui giovani artisti contemporanei. Negli anni, la Galleria si è evoluta. Mi sono associata a Benedetta Acciari che aveva una sensibilità maggiore anche dal punto di vista della promozione economica degli artisti. La galleria si è quindi trasformata anche in uno spazio commerciale, che dava modo agli artisti anche di vendere le opere».

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«È evidente dalle nostre proposte – continua poi Benedetta – questo desiderio di cercare cosa può funzionare e i nuovi talenti da promuovere affermando che l’arte non muore mai. Ci occupiamo di arte processuale, vale a dire di artisti che fanno del processo uno dei focus del loro lavoro. Non ci interessa un artista a cui riesce, per fortuna, un’opera. Ci interessa chi si concentra sull’evoluzione del segno e vuole partecipare a un dibattito internazionale sull’estetica e su come le opere d’arte possano essere necessarie alla società. Sono dispositivi di conoscenza e di disvelamento della verità».

«Vogliamo cercare di riportare le persone a vedere le mostre. – dice ancora Beatrice – La fiera può essere un’occasione in cui le persone capiscono che gli approfondimenti sull’arte si fanno nelle gallerie e nei musei. Nei contesti museali l’arte diventa veramente comunicazione di senso, nelle fiere abbiamo dei piccoli assaggi di tante cose, ma dovrebbero essere una leva che porta al reparto culturale».

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