Dal 31 gennaio al 1° marzo 2025, Roma diventa palcoscenico dell’arte visionaria di Jan Fabre, figura di spicco della scena contemporanea internazionale. È, infatti, in programma una mostra che, per la prima volta in Italia, presenta i suoi due più recenti capitoli artistici: Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre). L’esposizione, ospitata presso la Galleria Mucciaccia in Via della Fontanella di Borghese, sarà inaugurata il 30 gennaio alle ore 18.00.
Nato ad Anversa nel 1958, Jan Fabre è tra i più influenti artisti contemporanei, noto per la sua capacità di unire arte visiva, teatro e letteratura. Le sue opere hanno trovato spazio in istituzioni di prestigio come il Louvre di Parigi e l’Hermitage di San Pietroburgo. Con questa mostra, Fabre riafferma il suo ruolo di innovatore e visionario, capace di trasformare la materia in metafora, spingendo i confini dell’arte verso nuove forme di espressione.
Artista poliedrico e rivoluzionario, il belga combina tradizione, filosofia, scienza e spiritualità per esplorare il mistero della vita e la complessità della mente umana. E lo fa attraverso materiali come il marmo di Carrara e il Vantablack – la tonalità di nero più profonda mai creata – con cui trasforma metafore antiche in linguaggi visivi contemporanei, in un percorso che unisce intimità personale e riflessioni universali.
Songs of the Canaries: un tributo alla fragilità della vita
Il primo capitolo dell’esposizione, Songs of the Canaries, è un tributo poetico dedicato al fratello dell’artista, Emiel Fabre, e all’ornitologo Robert Stroud, noto come il “Birdman of Alcatraz”. La serie esplora temi quali fragilità e libertà in sculture marmoree e disegni realizzati su Vantablack.
Tra le opere in mostra spiccano, in particolare, le delicate sculture di canarini posati su cervelli umani, simboli della connessione tra pensiero e sogno. Pezzi come Thinking Outside the Cage e Sharing Secrets About the Neurons evocano, infatti, l’idea di libertà che si eleva sopra le limitazioni della mente umana.
Al centro della sezione si erge, poi, la monumentale scultura The Man Who Measures His Own Planet: una figura che, con braccia tese verso il cielo, simboleggia l’incessante ricerca dell’uomo per comprendere l’universo e se stesso. L’opera, dal forte significato personale, rappresenta Fabre stesso mentre il volto è modellato sulle fattezze del fratello Emiel.
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Songs of the Gypsies: ode al jazz e alla creazione
Nel secondo capitolo, Songs of the Gypsies, Jan Fabre intreccia il gypsy jazz con il tema della creazione, rendendo omaggio al leggendario chitarrista Django Reinhardt e al figlio dell’artista, Django Gennaro Fabre.
È in questa sezione che troviamo tre grandi sculture in marmo di Carrara raffiguranti il figlio dell’artista all’età di 5 mesi e mezzo, ma rappresentato con proporzioni adulte. Le sculture sono impreziosite da incisioni che richiamano partiture musicali jazz, evocando la spontaneità e l’energia del genere creato da Reinhardt.
Tra le opere più significative anche Minor Swing e Nuages che trasportano lo spettatore in un viaggio tra il mondo dell’infinitamente piccolo – rappresentato dalle delicate forme infantili – e quello dell’infinitamente grande, incarnato dal sogno e dalla creazione artistica.
Jan Fabre
Songs of the Canaries
(A tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud)
Songs of the Gypsies
(A tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre)
Inaugurazione: 30 gennaio 2025 | ore 18.00
Apertura al pubblico: 31 gennaio – 1 marzo 2025
Sede: Galleria Mucciaccia, largo della Fontanella di Borghese 89, Roma
Orari: dal lunedì al sabato 10.00 – 19.30; domenica chiuso
Ingresso libero
Informazioni: tel. 06 69923801 – roma@mucciaccia.com
Foto Pierluigi Di Pietro da Ufficio Stampa