Il Museo Banksy – da Barcellona a New York – raccoglie riproduzioni del celebre artista: un’operazione (museale) che ha senso?

È recente la notizia della rimozione del murale Migrant Child di Banksy a Venezia per un’operazione – temporanea – di restauro. Al di là delle tecniche adoperate, nel mondo dell’arte è nato un dibattito sul valore di un’opera fuori dal suo contesto originale. In parole povere: un murale di Banksy trasferito in un altro luogo ha lo stesso valore? Sappiamo infatti che il contesto per le rappresentazioni del misterioso artista è fondamentale. Lo dimostrano i murales a Betlemme (con squarci nel muro che divide Palestina e Israele), KISSING COPPERS a Brighton o La Madonna con la pistola a Napoli. Per Banksy conta tanto il disegno quanto il luogo in cui appare. Solo così, il messaggio politico e sociale dell’artista è completo.

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È un dibattito non nuovo che si può riassumere guardando ai musei dedicati all’artista britannico. Il Museo Banksy (Banksy Museum) è infatti presente a Barcellona. Successivamente, ha aperto anche a Madrid, Cracovia, New York, Bruxelles e Parigi. Siamo stati nel Museo catalano per farci un’idea di come una struttura museale possa effettivamente ricreare il contesto reale delle opere di Banksy. In questo, va detto che il Museo di Banksy si impegna a offrire l’ambientazione dei murales. Dunque, fornisce agli avventori non solo il disegno fine a se stesso, ma anche il suo luogo d’origine. 

Banksy Museum – Bruxelles

Museo Banksy: riproduzioni e urban atmosphere

Una soluzione permanente alla fugacità stessa delle rappresentazioni di Banksy. Nel Museo sono infatti riprodotti 130 lavori in un’atmosfera che richiama strade e magazzini. Talvolta, riproduce fedelmente il contorno dell’opera stessa. Va da sé che Banksy non abbia in nessun modo ufficializzato il Museo. In realtà, esso nasce dal successo di una mostra temporanea a lui dedicata e dalla mente di Hazis Vardar. Di fatto, all’interno del Banksy Museum – che si trova a Carrer de Trafalgar, 34 – non ammirerete nessuna opera originale, per ovvi motivi. Troverete solo riproduzioni. Queste sono suddivise su tre piani, divisi cronologicamente e per provenienza dell’opera. Al piano terra ci sono i primi lavori in Inghilterra. Al primo piano, le opere meno note in Italia e Francia, Stati Uniti e resto del mondo. C’è anche – ormai immancabile – il negozio di souvenir.

Se è vero che l’intenzione di Vardar era quella di offrire a chiunque la possibilità di vedere le opere di Banksy senza dover girare mezzo mondo, è anche certo che questo principio va contro l’intento stesso di Banksy. 

Banksy Museum – Barcellona

Arte fugace per un messaggio più potente

Basta ricordare la performance del 5 ottobre 2018, quando la Ragazza con palloncino (Girl with Balloon) si autodistrusse dopo essere stata battuta da Sotheby’s, a Londra. Quell’azione sì che è stata rivendicata da Banksy. Simbolicamente, è un messaggio molto forte contro l’istituzionalizzazione del suo operato. Insomma, probabilmente all’artista i suoi Musei proprio non piacciono. Eppure, un lato positivo c’è. Nelle stanze del Banksy Museum è raccolta la sua eredità, il suo stile, le sue provocazioni. La visita è estremamente interessante, pur se circondata da un feroce depotenziamento del messaggio dell’artista. Basta esserne consapevoli e godersi il Museo per ciò che è. Un archivio che conserva l’arte di Banksy come un album di fotografie stampate. Stimolazione di ricordi, ma mai vera esperienza.

Foto: Shutterstock

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