L’artista concettuale porta a Napoli una riflessione sul significato e sul ruolo dell’arte consolidando lo storico rapporto con la Galleria Lia Rumma.

La Galleria Lia Rumma di Napoli si prepara a inaugurare la mostra The Question, personale di Joseph Kosuth, maestro dell’Arte Concettuale. Dal 10 aprile, infatti, l’artista americano nato a Toledo (Ohio) festeggia il ritorno nella città che, nel 1971, ha segnato l’inizio del suo legame con Lia Rumma. Oltre cinquant’anni fa, infatti, la galleria aprì i battenti con la storica installazione L’Ottava Investigazione (A.A.I.A.I.) proposizione 6. Il sodalizio si è consolidato negli anni, grazie a esposizioni sia a Napoli sia nella sede milanese. E ora si rinnova con un progetto che esplora il tempo come urgenza filosofica e creativa.

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Reduce dalle celebrazioni per il suo ottantesimo compleanno con mostre a Londra e New York, Kosuth porta a Napoli una riflessione profonda sulla natura dell’arte e del significato. Al centro di The Question – titolo che dà il nome alla mostra e a un’opera inedita del 2025 – c’è un grande orologio a parete. Questo recita a chiare lettere Suppose no one asked a question, what would be the answer (letteralmente, Se nessuno facesse una domanda, quale sarebbe la risposta), citazione di Gertrude Stein del 1928.

Joseph Kosuth
Immagine da Ufficio Stampa

Le lancette segnano un’ora scelta dall’artista, intrecciando il tempo reale a una dimensione simbolica. Un tema che si riflette anche in due lavori della serie Existential Time (2019), con orologi analogici accompagnati da neon che riportano frasi di George Eliot e James Joyce. Qui Kosuth indaga i limiti e l’abbondanza di significato legati all’esperienza temporale, unendo presente e memoria in un gioco concettuale che sfida lo spettatore.

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La mostra si arricchisce con One and Three Rakes (1965), dalle Proto-Investigazioni. Qui, un rastrello reale, la sua foto e la definizione da dizionario si affiancano, svelando la complessità del linguaggio artistico. “L’arte che chiamo concettuale è tale perché si basa su un’indagine sulla natura dell’arte”, spiega Kosuth. “Fondamentale per questa idea di arte è la comprensione della natura linguistica di tutte le proposte artistiche. Siano esse passate o presenti, e indipendentemente dagli elementi utilizzati per la loro costruzione”.

Pensare l’arte

L’esposizione, ospitata in Via Vannella Gaetani 12, non è solo un ritorno alle origini per Kosuth, ma un viaggio che intreccia passato e presente, oggetti e idee. Da Borges – “Se lo spazio è infinito, siamo in qualsiasi punto dello spazio. Se il tempo è infinito, siamo in qualsiasi punto del tempo” – l’artista trae ispirazione per trasformare il tempo in una domanda aperta, un enigma visivo che si riflette nei neon caldi e negli orologi silenziosi.

Così, a Napoli, città di stratificazioni e contraddizioni, Kosuth trova lo scenario perfetto per questa indagine, confermando il suo ruolo di pioniere che continua a ridefinire i confini dell’arte concettuale. Perfetto per chi cerca non solo di vedere, ma di ‘pensare’ l’arte.

Immagini da Ufficio Stampa

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