Al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese la mostra ‘Tra Mito e Sacro. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea’.

Dal 17 aprile al 14 settembre 2025, il Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese di Roma ospiterà la mostra Tra Mito e Sacro. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea. Curata da Antonia Rita Arconti, Claudio Crescentini e Ileana Pansino, la mostra è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Organizzazione Zètema Progetto Cultura.

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L’esposizione cade a pennello nell’anno delle celebrazioni del Giubileo, anche se la coincidenza non è stata né pensata né voluta. Il tema del sacro, del resto, attraversa la storia dell’arte inondando anche l’arte contemporanea. Potrebbe sembrare un paradosso: siamo soliti ritenere che le «manifestazioni iconografiche – come viene sottolineato nel corso della conferenza stampa – vadano dalle origini dell’arte fino al ‘900, ma inteso come anelito alla spiritualità e all’invisibile è un tema che arriva all’avanguardia». Dal futurismo (con il Manifesto dell’Arte Sacra) all’astrattismo di Kazimir Severinovič Malevič che medita sulle icone.

Tra Mito e Sacro, dunque, più che un viaggio nella rappresentazione del mito, è una ricerca – da parte dei curatori – di come l’arte contemporanea abbia declinato il tema nel corso degli anni. «I temi sono due. – dice Claudio Crescentini – Da un lato la valorizzazione di collezioni di arte contemporanea. Sono opere pubbliche. E poi la sacralità vista da un punto di vista particolare e specifico: quello degli artisti contemporanei. Sono artisti della generazione degli anni ‘70, ‘80 e ‘90, del nostro contemporaneo stretto quindi. Ed è importante, perché abbiamo declinato il sacro con sguardi diversi».

Sono dunque circa trenta opere del XX e XXI secolo, provenienti dalle collezioni capitoline, alcune esposte solo in rare occasioni. Dipinti, sculture, fotografie e grandi installazioni: lavori eterogenei caratterizzati da linguaggi artistici variegati e originali, ma tutti accomunati da assonanze formali e poetiche che traggono ispirazione da un bagaglio di valori spirituali universalmente condivisi come la nascita, il dolore, l’espiazione, la sublimazione, la morte, la resurrezione. 

Le opere esposte

Tra le opere in mostra, la grande installazione di Alessandra Tesi – Cattedrale – che torna visitabile dopo dieci anni. Una soglia simbolica, realizzata con 750mila perle montate su 650 fili pendenti dal soffitto, per immergersi nella sacralità di un vero e proprio spazio liturgico. C’è poi il sublime volto angelicato del Trascendente di Carlo Maria Mariani, tempestato di ardenti fiammelle, e lo scheletro in preghiera di Marc Quinn, opera a grandezza naturale di grande impatto visivo ed emotivo, ironico emblema della caducità della vita umana.

In mostra anche Stendardo Antico, vessillo familiare di fine XVIII secolo decostruito, ritagliato e ricucito, opera di Sidival Fila, frate minore francescano, artista e Presidente dell’omonima Fondazione filantropica, la cui produzione artistica si caratterizza per il recupero e il riscatto di materiali in disuso.

Il percorso espositivo

Sono cinque le sezioni tematiche seguono un percorso concettuale ed estetico che abbraccia tutti i segni del sacro. La prima, Dal mito al sacro, trae ispirazione dai miti classici e ne richiama i profondi significati metaforici. L’imponente trittico Orestiade di Paola Gandolfi (1998-99) è uno spazio pittorico irreale e visionario in cui sono sospesi i frammenti dei corpi di Oreste, Elettra e Clitennestra, dove centrale è l’indagine della psiche femminile. Tutta l’ambivalente sensualità di Venere si esprime invece nell’opera Goldfinger Miss di Mario Ceroli (1964), il cui titolo è mutuato da un episodio della serie cinematografica James Bond Agente 007.

Al piano superiore, l’esposizione prosegue con il metafisico Orfeo (1973) di Giorgio de Chirico, parte della collezione permanente del museo. Ci sono poi l’enigmatico dipinto Verso il tempio di Salvatore Pulvirenti (1999) e L’angelo sotterraneo di Stefano Di Stasio, realizzato in occasione del Giubileo del 2000.

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La seconda e la terza sezione

La seconda sezione, Culto e ciclo della vita, è caratterizzata da due grandi installazioni: la prima è il trittico Universal Keyboard di Alessandro Valeri (2016), l’altra è la monumentale Cattedrale di Alessandra Tesi (2002). Nell’ambientazione di un luogo di culto ci proietta anche Our first port of call di Simon Roberts (2016), disorientante rielaborazione fotografica di cartoline e istantanee che ritraggono luoghi storici del paesaggio urbano.

Il dolore, la morte, la sublimazione è il titolo della terza sezione che introduce ai grandi interrogativi universali. Qui troviamo l’opera In piedi sul cielo di Bruno Ceccobelli (1998) e il ritratto Anagramma di Maria di Andrea Fogli (1994). E ancora l’armonioso volto Trascendente di Carlo Maria Mariani (2010) e la scultura bronzea Waiting for Godot di Marc Quinn (2006). Esposte anche le figure del male, reali o metafisiche: dal Diavolo di Lionello Giorni Savioli (seconda metà del XX secolo) e la sua compagna, La morte di Carlo Fontana (1950-56), alla Diavoleria di Ferruccio Ferrazzi (1947-48). Infine Maschera del dolore (Autoritratto) di Adolf Wildt (1906), la Deposizione, bassorilievo in bronzo di Pericle Fazzini (1946), e la Resurrezione del maestro dell’aeropittura Tato (1955/60).

Giorgio de Chirico, Orfeo, 1973 (ante), olio su tela, cm 81×62 © Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

Quarta e quinta sezione: astrazione e ritualità

La quarta sezione, Astrazione e rappresentazione del divino, accoglie i visitatori in un’atmosfera fortemente evocativa di stati d’animo e mondi spirituali in cui i principi religiosi si traducono in riflessioni più propriamente filosofiche. Vi si incontrano figure mistiche quali L’Angelo di Corrado Cagli (1958), e il San Sebastiano nero di Leoncillo (1963). E ancora la Soglia di Claudio Verna (1996) e La Chiave di volta di Fiorella Rizzo (1996-97).

Dall’astrazione alla concretezza della materia. La cera di Roma #4 di Alessandro Piangiamore (2012) è un pannello solido e compatto di cera fusa delle candele raccolte nelle chiese romane. Un autentico omaggio alla sacralità della città eterna. Uno speciale approfondimento è dedicato a Sidival Fila, la cui produzione artistica si distingue per il recupero e il riscatto di materiali obsoleti.

Chiude il percorso di mostra la sezione Ritualità e idoli contemporanei, con due opere di Benedetta Bonichi. L’installazione To see in the dark. Banchetto di nozze (2002) è la stampa di un’immagine ai raggi X che ritrae una coppia di sposi e gli invitati attorno a una tavola imbandita con stoviglie e frutta vera, dove la tangibilità degli oggetti contrasta con le forme scheletriche dei personaggi. E poi l’opera Oh my god! del 2023, in prestito dalla collezione personale dell’artista.

Info mostra Tra Mito e Sacro. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea

Dal 17 aprile al 14 settembre 2025
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese
Via Fiorello La Guardia, 6 e viale dell’Aranciera, 4 – 00197 Roma

Orari: dal martedì al venerdì ore 10.00-16.00, sabato e domenica ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura). Chiuso il lunedì e il 1° maggio.

Ingresso libero alla mostra e al Museo
Per maggiori informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00)
www.museiincomuneroma.it / www.museocarlobilotti.it

Foto: Monkeys Video Lab

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