Dave Grohl racconta com’è nata ‘Waiting on a War’, il singolo dei Foo Fighters uscito a sorpresa il 15 gennaio.
I Foo Fighters aggiungono un altro tassello di Medicine at Midnight (Roswell Records/RCA Records), con il nuovo singolo Waiting on a War. Il nuovo album Medicine At Midnight, in pre-order a questo link, uscirà il prossimo 5 febbraio in diverse versioni: digitale, CD e vinile.
Prodotto da Greg Kurstin e dai Foo Fighters, registrato da Darrell Thorp e mixato da Mark Spike Stent, Medicine At Midnight racchiude in 37 minuti 9 tracce. Si tratta del decimo disco della band che quest’anno ha festeggiato 25 anni di carriera. In netto contrasto con la dichiarazione «final f*ck you to 2020» che accompagnava No Son of Mine, Waiting on a War è invece una maestosa opera melodica con un crescendo continuo che esplode nel finale.
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Dave Grohl ha raccontato il personale aneddoto che l’ha ispirato per la canzone.
«Da bambino, mentre crescevo nei sobborghi di Washington, avevo sempre paura della guerra. – dice Dave Grohl – Facevo incubi con missili nel cielo e soldati nel mio giardino, probabilmente causati dalla tensione politica dei primi anni ’80 e dalla mia vicinanza al Campidoglio della Nazione. Ho trascorso la mia giovinezza sotto la nuvola scura di un futuro senza speranza».
Waiting on a War dei Foo Fighters, Dave Grohl: «Tutti i bambini meritano un futuro»
«Lo scorso autunno, mentre portavo a scuola mia figlia di 11 anni, lei si è girata verso di me e mi ha chiesto, Papà, ci sarà una guerra? Il cuore mi si è stretto in petto quando ho guardato nei suoi occhi innocenti, perché ho capito che anche lei ora viveva sotto la stessa nuvola scura di un futuro senza speranza che io avevo provato 40 anni fa. – continua Grohl – Ho scritto Waiting On a War quel giorno».
«Ogni giorno aspetto che il cielo cada. C’è qualcosa in più? Esiste qualcosa che vada oltre la semplice attesa di una guerra? Perché io ho bisogno di altro. Tutti abbiamo bisogno di altro. La canzone è stata scritta per mia figlia, Harper, che merita un futuro. Come tutti i bambini».