Fissate le date del Festival di Sanremo, l’attenzione mediatica si sposta ora sull’opportunità o meno di avere il pubblico dentro e fuori l’Ariston. Ipotesi caldeggiata dal governatore della Liguria Giovanni Toti, ma anche ipotizzata dallo stesso Amadeus. Eventualità che invece non convince per nulla i pubblicitari e gli esperti di comunicazione, sempre molto attenti a Sanremo. La kermesse è infatti un enorme raccoglitore di budget pubblicitari (37 milioni di euro la raccolta della precedente edizione).
«In un momento in cui la pandemia aggredisce, l’economia è in crisi e tutti, e nello specifico penso al mondo della cultura, spettacolo, eventi, intrattenimento è diligentemente fermo – commenta Vicky Gitto, il presidente dell’ADCI Art Directors Club Italiano, l’associazione che da 35 anni riunisce i principali creativi e pubblicitari italiani – ipotizzare un Festival aperto al pubblico ci suona, per utilizzare un garbato eufemismo, come una nota stonata. Peraltro in maniera molto forzata tra bolle, navi da crociera, tamponi à go go».
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I pubblicitari e il pubblico in sala a Sanremo 2021: «Che messaggio passerebbe?»
«Intanto – continua il presidente dell’ADCI – ritengo non ve ne sia bisogno. Il Festival è uno show televisivo, non teatrale, cui certamente la presenza in platea di qualche centinaio di privilegiati non aggiunge nulla. Anzi – continua Vicky Gitto – in quanto tale vive benissimo senza una claque. Non ho dubbi che, come sempre, sarà visto e goduto da tanti milioni di italiani. Le moderne tecniche televisive, cinematografiche e mediatiche consentono tante interessanti soluzioni per dare comunque ritmo, fragore e attrattività alle serate della kermesse».
«Ma soprattutto – prosegue il rappresentante dei pubblicitari italiani – l’aspetto rilevante su cui invitiamo RAI, Amadeus e gli organizzatori del Festival di Sanremo, ma anche il governatore Toti che auspica platee aperte, a riflettere è quale messaggio passerebbe a tutti gli italiani che stanno affrontando grandi sacrifici. Che musei, cinema, teatri e tutto l’indotto debbano diligentemente, come peraltro stanno facendo, starsene chiusi e invece il Festival di Sanremo no?».
«In parte è tradizione ed è anche simpatico che la vigilia del Festival sia caratterizzata da piccole polemiche di costume – conclude Gitto – ma questa sul pubblico in sala, per quanto contingentato, vorremmo non proseguisse neanche come ipotesi. Perché l’immediato effetto a cascata sull’opinione pubblica e sul settore dell’intrattenimento è davvero incoerente con quello che invece dovrebbe essere il ruolo e l’esempio che va testimoniato con coerenza agli italiani tutti. Soprattutto dalla RAI che è uno dei più potenti veicoli culturali nazionali in grado di incidere sui comportamenti degli italiani».