Fuori oggi Fading/Building dei Korobu e This Is Light degli I’m Not a Blonde due ottimi lavori che ben rappresentano l’ottimo livello qualitativo raggiunto dalla scena indie nazionale.

Ottimo esordio per i Korobu e gradita conferma per il duo italo-americano degli I’m Not a Blonde. Fading | Building è l’album d’esordio dei bolognesi Korobu, formazione composta da Giallo (voce, basso e synth), Alessandro (chitarre e synth) e Christian (batteria e percussioni elettroniche). Il disco esce l’8 aprile ed è la prima release della Locomotiv, nuova label nata nell’alveo dello storico club bolognese. L’artwork dell’album vanta la firma di un artista di fama mondiale, Ericailcane, fra gli esponenti di punta di quella generazione europea di nuovi street artist che hanno rivoluzionato il modo di concepire lo spazio pubblico. Weird Voices, Roads, Dropped Pleasure, Get Lost, Tongue on Tongue, Even Today, Interstellar e On the Edge sono le otto tracce che compongono un caleidoscopio di atmosfere e generi molto diversi tra loro: dall’indie rock all’electro wave, fra blues contaminato da incursioni elettroniche e ritmi esotici riletti in chiave metropolitana e retro-futurista, grazie anche alla passione quasi feticistica dei componenti della band verso gli strumenti più ricercati: microfoni vintage e preamps dall’East German National Broadcasting (RFZ), synth, chitarre e bassi da collezione, percussioni etniche raccolte in giro per il mondo. Ispirato da band e artisti come Animal Collective, TV on the Radio, Talking Heads, Liars, Can, Silver Apple, Beatles e Liquid Liquid, il disco ha avuto una gestazione di tre anni, percorrendo molte traiettorie, a testimonianza di un intenso periodo di transizione personale e creativa: “abbiamo costruito e dissolto i brani molte volte, li abbiamo elaborati, trasformati, incarnati in altre strutture e melodie, fino ad arrivare ad una sintesi che crediamo possa rappresentarci in questo momento”, osservano gli stessi Korobu.

This is Light, è invece il nuovo Ep di I’m Not a Blonde. Il lavoro, realizzato con il sostegno di Italia Music Lab, segue e completa Welcome Shadows, uscito a dicembre 2021. Insieme, i due EP costituiscono l’album Welcome Shadows, This is Light, il quarto nella discografia del duo electro-pop composto dalla milanese Camilla Benedini e dall’italoamericana Chiara Castello. Un raffinato progetto articolato sul dualismo fra ombra e luce, distopia e utopia, senso della fine e urgenza di rinascita, che sembra quasi seguire la naturale ciclicità delle stagioni. This is Light è l’altra faccia della medaglia di Welcome Shadows, quella positiva, ottimista. Dopo il viaggio nella notte, ora I’m Not a Blonde accoglie nuovamente il giorno: dopo aver affrontato i paesaggi tormentati e faticosi del buio, Camilla e Chiara rinascono e ritornano alla luce. Sulle tematiche già affrontate nel primo Ep –  l’amore, la natura, la morte, il rapporto con se stessi – si posa ora uno sguardo diverso, che ne modifica contorni e caratteri. Le paure, le debolezze, gli scontri e anche i percorsi traumatici vissuti e ripercorsi in Welcome Shadows sono stati necessari per crescere e arrivare a realizzare che non esiste un unico punto di vista sulle cose, ma anzi ne esistono di infiniti, inaspettati e sempre nuovi.

Dal punto di vista sonoro, in This is Light rimane comune a Welcome Shadows l’uso di beat electro, ma le chitarre diventano più ricche e più protagoniste, elementi portanti nella scrittura con la presenza di riff che definiscono le melodie. I synth sono più delicati e accompagnano le melodie della voce che si fanno più morbide e dilatate. Gli elementi di elettronica si fondono maggiormente con gli strumenti organici, chitarre e voci. Come nel precedente Ep, c’è un ricorrente utilizzo di “pitch shifting” sulla voce di Chiara (trasformata a un’ottava più bassa), a voler raccontare ancora la dualità (anche tra organico e sintetico) e la voglia di giocare liberamente con i ruoli di genere e identità. In This is Light si sentono molte voci di contorno, a volte sintetiche – come il “coro new-age” di Talk of Love -, altre volte sono doppie e triple voci di Chiara (come in Speak Loud), altre ancora sono voci di ospiti (2 Fish).   L’ effetto di coralità che ne risulta rappresenta il desiderio di “presenza umana” e un maggior bisogno di condivisione. Caratteristiche molto interessanti che contribuiscono ad inserire quest’album, come quello dei Korobu, fra le migliori produzioni internazionali del momento.

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