Sono passati appena sei mesi da Unlimited Love, il dodicesimo album in studio dei Red Hot Chili Peppers che ha segnato il ritorno di John Frusciante nella band. Un rientro che deve aver dato – paradossalmente – nuova linfa ai Red Hot, almeno considerando l’uscita di Return of the Dream Canteen il 14 ottobre.
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Due album in un solo anno, più che in controtendenza, sembrano motteggiare l’industria discografica odierna basata in parte sul forsennato consumismo. A cui i Red Hot Chili Peppers rispondono con la quantità che eguaglia la qualità: sarà per il ritorno di Frusciante e per le produzioni di Rick Rubin. È cosa nota, infatti, che Return of the Dream Canteen sia stato realizzato durante le sessioni in studio per creare Unlimited Love. Insomma, se chiudi in uno studio di Malibu Anthony Kiedis, Flea, John Frusciante, Chad Smith e Rick Rubin rischi di trovarti tra le mani 50 canzoni. E questo sì che è in controtendenza rispetto ai tempi.
Il nuovo album contiene infatti 17 brani, che non si discostano molto dalle sonorità tipiche della band (semmai rappresentano, anzi, un ritorno alle origini). Sono canzoni pensate, però, come un’esperienza di ascolto differente da quella proposta da Unlimited Love.
«Abbiamo appena scritto un po’ di musica. Scritto e scritto senza limiti di tempo e abbiamo finito per registrare tutte queste canzoni. Registriamo sempre più di quello che esce su un album, ma spesso vengono lasciati nel caveau o incompiuti o altro. – dice Smith – Ma li abbiamo finiti tutti. Ci siamo sentiti come se avessimo troppe buone canzoni per non pubblicare un altro disco. Non è come un disco b-sides o qualcosa del genere. Tutto sembrava buono e giusto».
Red Hot Chili Peppers: «Alla ricerca di noi stessi»
Curioso che l’album sia stato anticipato dalla prima traccia della tracklist, Tippa My Tongue, quasi una summa di tutto ciò che caratterizza i Red Hot Chili Peppers, dal sound al testo.
«Siamo andati alla ricerca di noi stessi come abbiamo sempre fatto. – dice la band in una nota stampa – Solo per il gusto di farlo, abbiamo suonato e imparato alcuni vecchi brani. In breve tempo abbiamo iniziato il processo di costruzione di nuove canzoni. Una bella chimica che ci ha fatto compagnia centinaia di volte durante il nostro percorso. Una volta trovato quel flusso di suoni e visioni, abbiamo continuato a lavorarci. Con il tempo trasformato in una fascia elastica non avevamo motivo di smettere di scrivere e di fare rock».
«Ci sembrava un sogno. – continua la nota – Quando tutto è stato detto e fatto, il nostro amore l’uno per l’altro e la magia della musica ci avevano dato più canzoni di quante ce ne aspettassimo. Ebbene, ci siamo riusciti. Due doppi album pubblicati uno di seguito all’altro. Il secondo è significativo quanto il primo, o forse il contrario. Return of the Dream Canteen è tutto ciò che siamo e che abbiamo sempre sognato di essere. È pieno di roba. Realizzato con il sangue dei nostri cuori».
Pieno di roba, sì, ma che roba! I Red Hot Chili Peppers non hanno di certo bisogno di elogi, ma è innegabile che queste tracce rappresentino una conferma che tutto sommato sa di novità. Canzoni suonate, scorrette, testi schietti: nel panorama musicale attuale, un’attestazione di coerenza che ci ricorda le origini della band. Ma, in fondo, anche le nostre.
Red Hot Chili Peppers e Return of the Dream Canteen: l’iniziativa in Italia
Per la pubblicazione, in Italia è prevista un’iniziativa per tutti fan della band. I negozi delle principali città italiane apriranno eccezionalmente la sera precedente alla release del 14 ottobre per permettere ai fan di acquistare l’album anche in una versione speciale e con un gadget in esclusiva in omaggio.
Foto: Clara Balzary