‘Il corpo umano’ di Jovanotti vive alla Galleria Borghese: «Suggestioni visive»

Come ormai succede dal 1989, c’è ancora una volta lo zampino di Sergio Pappalettera con la sua Studio Prodesign dietro il progetto grafico del nuovo album di Jovanotti, ‘Il corpo umano’. Un lavoro che vede le celebrazione della vita proprio attraverso il corpo come “respiro, movimento, capacità di guarire. È stato come riscoprire l’aria o la libertà”, afferma Lorenzo Cherubini durante la presentazione alla stampa.

Eppure, fino a questo momento – o meglio, fino a un paio di anni fa – quello stesso corpo “per me era un veicolo scontato, un mezzo per muovermi, senza pensarci troppo. – prosegue – Poi, quando si è rotto, ho dovuto fermarmi e aggiustarlo, cercando di capire come funzionava, quasi come se avessi bisogno di un libretto di istruzioni. E questo mi ha portato a scoprire cose nuove”.

L’idea della copertina

“Mi sono detto – racconta l’artista in merito all’idea dietro la copertina – ‘Un disco che si chiama Il corpo umano non può avere la mia faccia in copertina’. Sarebbe stato ridondante. Dovevo trovare un’idea diversa, giocosa, perché la musica, in fondo, è un gioco. In inglese si dice to play, suonare e giocare sono la stessa parola. E allora ho pensato a un gioco dell’infanzia: L’allegro chirurgo.

Cover Jovanotti da Ufficio Stampa

Ho fatto un piccolo sondaggio tra le persone che conosco, di tutte le età, e mi sono accorto che quell’immagine era universale. Tutti sanno cos’è L’allegro chirurgo. Così ho chiamato Sergio Pappalettera e, quando mi ha mandato il bozzetto, ho capito che era perfetto. Mia figlia Teresa, poi, ha suggerito un dettaglio: nel bozzetto originale avevo dei boxer rossi, e lei mi ha detto: ‘Perché non usi quelli che indossavi nella copertina del tuo primo disco?’ Così è nata anche l’idea della copertina, e tutto ha cominciato a prendere forma”.

Musica e arte: la bellezza marmorea incontra le note

Disponibile dal 31 gennaio, il disco arriva su tutte le piattaforme digitali e su YouTube anche come vero e proprio visual album. Ogni brano, infatti, è accompagnato da un video esclusivo, girato in una delle location più affascinanti al mondo: la Galleria Borghese di Roma. Tra le statue di Bernini e Canova, due dei più grandi maestri del barocco romano e dell’arte universale, ogni canzone esplora una diversa emozione, partecipando a una festa sensoriale celebrata da corpi di marmo che sembrano animarsi di vita propria.

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“Non esiste un momento ideale per ascoltare questo album, ognuno trova il proprio. I dischi si ascoltano dove e quando si vuole. Però c’è un luogo che considero rappresentativo di ciò che il disco vuole esprimere: il corpo umano”, spiega Cherubini. “È uno dei luoghi più belli del mondo: la Galleria Borghese a Roma. Qui, artisti come Gian Lorenzo Bernini e Canova hanno scolpito inni di marmo dedicati al corpo umano, autentiche meraviglie”.

“C’ero stato da giovane, ma ho deciso di tornarci per girare dei piccoli video in un giorno di chiusura. Abbiamo lavorato con grande rispetto: niente è stato toccato, le luci usate erano quelle consentite per non interferire con le opere d’arte. Ad ogni traccia abbiamo associato un’opera presente in una delle stanze del museo. Non si tratta di veri videoclip, ma di suggestioni visive, piccoli fondali che accompagnano le canzoni. Galleria Borghese è pura estasi per i sensi”.

Immagini da Ufficio Stampa