L’epifania vegetale del ‘PalaJova’ tra fiori, colori e ispirazioni manga

Fiorire, o meglio rifiorire come nel ciclo naturale delle cose, delle stagioni, di quella vita che è una delle parole più usate nei suoi testi. Per costruire la scenografia e l’impianto narrativo-visivo del suo nuovo tour nei palasport italiani, Lorenzo ‘Jovanotti’ Cherubini è partito dai fiori. Un simbolo che ha preso forma attraverso la creatività dello stesso cantautore sostenuta da ispirazioni artistiche che hanno attinto al mondo dei fumetti, dei manga e dei cartoon. Con un tocco di intelligenza artificiale che ha trasformato il maxischermo in una tela ‘dipinta’ in tempo reale.

Così, il PalaJova partito da Pesaro e sbarcato a Milano (seguiranno Firenze, Torino, Roma e Verona) è un microcosmo di colori, suoni e immagini in cui la tecnologia è al servizio dell’umano. Anzi umanissimo. Del resto, il titolo dell’ultimo album è proprio ‘Il corpo umano’. “Avevo progettato questo show con la mia band, che mi ha aspettato, e con questo format che avevamo già impostato”, così l’artista introduce il concept della messa in scena. “In realtà, l’incidente non ha cambiato nulla dal punto di vista scenico, perché lo spettacolo era già stato pensato, anche se non ancora realizzato.

PalaJova Jovanotti palcoPalaJova Jovanotti palco
Foto di Michele Maikid Lugaresi da Ufficio Stampa

L’idea dei fiori era già presente, così come il concetto che il tema del concerto dovesse scaturire dall’idea di fioritura, visto che avremmo dovuto debuttare nella primavera scorsa”, prosegue. L’unica cosa che ancora non avevamo definito era come rappresentare i fiori. Io avevo fatto un disegno, come faccio di solito, e l’avevo mandato al mio team dicendo Vorrei raccontare un’idea di fioritura”. La progettazione e direzione artistica di Sergio Pappalettera con il progetto set design di Giorgio Josh Geronim hanno fatto il resto.

Arte, letteratura e manga per il concept di PalaJova

All’idea artistica si appoggia, quindi, l’ispirazione letteraria: “Stavo leggendo e rileggendo Etty Hillesum – una ragazza morta nei campi di concentramento che ha scritto un diario bellissimo – e mi aveva colpito una frase del suo diario: Fiorire, fiorire ovunque. È una testimonianza incredibile: una ragazza di 26 anni che sceglie di unirsi al suo popolo e andare ad Auschwitz, consapevole del proprio destino. Ma la cosa sconvolgente è che, pur sapendo a cosa andava incontro, nel suo diario scrive frasi piene di vita.

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In quel periodo poi ero anche reduce da un viaggio in America Latina, in Amazzonia, dove avevo attraversato la foresta in bicicletta. Avevo vissuto un’epifania vegetale in mezzo a fiori e natura straordinaria. Tornando, ho detto ai miei collaboratori: Ho un’idea per il tour: i fiori! Facciamo il fioraio più grande! (sorride Jovanotti, ndr) E all’inizio volevo proprio ricreare un gigantesco fioraio, ma poi ci siamo resi conto che i fiori non sono un simbolo facile da rappresentare sul palco. Abbiamo trovato un team olandese che ci ha realizzato delle macchine scenografiche incredibili: sembrano fiori, ma si trasformano e diventano luci”.

Ma Jovanotti ha pescato anche da un altro mondo che ama molto, quello del fumetto e dei manga. “Lo frequento da sempre come spettatore e consumatore. Inoltre, mia figlia è fumettista, quindi siamo cresciuti insieme condividendo questa passione. Sicuramente il mondo di Miyazaki e dell’anime giapponese ha avuto un grande impatto su di me. Se dovessi citare alcuni riferimenti, direi Heidi, Candy Candy… insomma, quel Giappone più sentimentale, meno legato ai robot come Goldrake o Jeeg Robot d’Acciaio. Da bambino ero più attratto da storie come Remì rispetto ai mecha, e in questo senso ero anche un po’ un’anomalia rispetto ai miei coetanei.

C’è davvero tanta carne al fuoco anche perché, per la prima volta, utilizziamo l’intelligenza artificiale per generare immagini in tempo reale. È un esperimento innovativo, così innovativo che a volte commette errori. Ogni tanto ‘sfarfalla’, ma ho deciso di lasciare questi glitch perché spesso, proprio da questi, emergono cose inaspettate.

Il colore per tempi difficili

In questa cornice, dunque, Jova rimette piede sui palchi segnando un ritorno importante. “Viviamo in tempi difficili, complessi, segnati da grandi polarizzazioni, tensioni e da una sorta di crisi permanente. Sembra di essere immersi in un’emergenza continua, e proprio per questo abbiamo bisogno di forza, ma anche di vitalità per affrontare tutto”, riflette.

Per me, questo concerto è proprio questo: un’esplosione di energia, molto dinamico, molto colorato, pieno di riferimenti al mondo dei cartoon. Non parlo solo dei cartoni animati in senso generico, ma di opere di grandissimi autori e di livelli artistici molto alti. Quando ho debuttato con questo show, ho capito perché sentivo così forte il bisogno di realizzarlo: volevo portare sul palco qualcosa di allegro, carico di energia. È come un modo per prepararci a tempi difficili… e lo facciamo con una festa.

Foto Michele Maikid Lugaresi da Ufficio Stampa