Un’epopea che trova forma su vari media e che riflette sul ‘sentire’ e sull’ipnosi meccanica di oggi: intervista ad Anastasio.

loading

L’epopea di Anastasio – che lui stesso definisce «un’opera rap» – si muove tra le suggestioni e i binari transmediali dell’epoca odierna. Sarebbe riduttivo definire Le Macchine non possono pregare un concept album, così come non sarebbe corretto relegarlo esclusivamente all’uscita della graphic novel edita da Edizioni BD. Le Macchine non possono pregare è infatti più della summa delle sue espressioni mediali, un immaginario visivo e visionario in cui le parole di Anastasio si rincorrono fino a creare un mondo quasi parallelo. Nella speranza che non sia il futuro che ci attende.

L’articolo continua più sotto

La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura

«In questi giorni vivo cinque anni di aspettative, tutte insieme», ci dice Anastasio all’inizio della nostra chiacchierata. Ci è voluto tempo, infatti, per mettere a punto i brani (racchiusi in un album uscito su etichetta Woodworm) e per realizzare la graphic novel (realizzata con l’aiuto di Davide Nota ed Egidio Matinata con i disegni di Arturo Dr Brain Lauria). «Mi mangio le mani. – dice il cantautore – È stato quasi pronto per tre anni, lo avessi fatto uscire tre anni fa mi avrebbero dato del profeta. All’epoca ancora doveva uscire la prima intelligenza artificiale e e io avevo già scritto la parte del tema. Anche se poi non parlo di intelligenza artificiale, ma più di un demone. Un Dio elettrico che viene evocato, non programmato. È molto attuale».

Il Dio elettrico di Anastasio, in tutte le sue forme, vive in un imprecisato futuro che è in realtà «già un presente amplificato». «Quello di cui parlo c’è già», precisa l’artista.

Anastasio tra tavole e produzioni

«La graphic novel nasce dal fatto che, secondo me, questa storia se la meritava. – dice Anastasio – L’immaginario è forte e il disco parla molto. Eppure c’era tanto di non detto e tanto che era solo pensato. C’era tanto substrato, suolo fertile, che per forza di cose nelle canzoni si perde. Nel fumetto abbiamo espresso altro perché il mezzo è diverso. Funziona anche senza parole. Queste due opere sinergicamente portano avanti lo stesso discorso». In parte è stato un lavoro di squadra, sia per le tavole che per i brani dell’album.

«Avevo le idee molto chiare sulle sonorità di tutte le canzoni. – dice infatti l’artista – Ho dato un indirizzo preciso per ogni brano. Essendo 12 tracce, sapevo quali atmosfere mi servivano, dall’acustico alla dance. Queste idee le avevo in testa e ho assistito alla creazione degli arrangiamenti, provando a indirizzare dove serviva. Altrimenti lascio molto fare. Anche la scelta del produttore per ogni traccia è importante». 

Le macchine non possono pregare: un salto nel 1848

Bisogna immergersi nel mondo de Le macchine non possono pregare per comprenderlo a pieno. Cronologicamente, tuttavia, potremmo prendere le mosse dalla traccia numero 4, 1848 (ABOLIAMO IL TEMPO). È un anno importante. «Lo spirito delle macchine, quello che animerà il grande villain di questa storia, è lo stesso che si sentiva nell’aria a Parigi durante i moti del ’48. – ci dice Anastasio – Per la prima volta, si poneva la questione dell’uomo e della macchina. Eravamo all’inizio della seconda rivoluzione industriale, si sentiva nell’aria il tema delle macchine. Dell’ingranaggio che a volte automatizza l’umano».

Nel 1848 «la rivolta viene soffocata nel sangue e lo spirito trova un corpo nel Cyber Ciclope», precisa l’artista. C’è una figura che spicca in quel passato riottoso ed è quella di Charles Baudelaire. «In questa storia è un personaggio chiave. – dice Anastasio – Rappresenta l’uomo che ha visto nel futuro, ma Baudelaire del resto era avanguardia. Si è inventato il simbolismo e il decadentismo. Sono tutti figli di Baudelaire in qualche modo. Mi piaceva il futuro visto come il sogno di Baudelaire. O meglio, è l’incubo di Baudelaire che si realizza oggi».

Luci di speranza

Sia nella graphic novel che nell’album – tuttavia – il finale è speranzoso. Una rivolta personale e interiore, che ribalta la situazione. «L’uomo deve tracciare un confine e riconoscere che può pregare. – continua – Ma soprattutto che è capace del silenzio. Le macchine non possono imitare il silenzio, né lo spirito né la preghiera. È difficile da esprimere a parole, ma il sentire non esiste. Le macchine non possono capire una poesia, possono al massimo comporla. E non serve dire La macchina non può farlo, serve piuttosto capire che è questo ciò che rende diverso l’uomo».

C’è di base una simmetria nell’album, a partire dalle 12 canzoni che lo compongono e che dividono il racconto in due facce della stessa medaglia. «Ipocrita Fratello è al centro. – dice Anastasio – All’inizio e alla fine ci sono invece due pezzi personali. Il Cyber Ciclope e Madre Elettrica, la seconda e la terza traccia, raccontano le macchine. Vediamo il villain nascere e fondare la società dell’intrattenimento, con cui ipnotizza il mondo».

Un album speculare, perché dall’altra parte della tracklist troviamo Il mondo di domani e la title track. «È la morte del ciclope e il mondo devastato. – dice – Il mondo che ballava ora è devastato. La rivoluzione di Baudelaire è invece speculare a quella del ragazzo, c’è la rivolta della folla nel sangue e la rivolta contro se stessi di Hacker Harakiri. La struttura è molto equilibrata». In questo, Sono un animale ferito è «un pezzo a sipario chiuso, una poesia di Massimo Ferretti che ho musicato. Il mondo di domani è invece la narrazione del mondo trasformato. Forse è il mio pezzo preferito. Qui c’è il grande tema dell’empatia verso gli oggetti, perché non è vero che gli androidi non soffrono, ma gli oggetti alla fine siamo noi. Questo è il punto».

A chiudere l’epopea di Anastasio è La pioggia, il pezzo finale. «Crolla il mondo, crolla il ciclope e tutte le certezze. Poi arriva la pioggia tanto chiesta. – ci racconta il cantautore – Il primo pezzo dice Fa che piova giorno e notte. La pioggia emerge anche ne Il cigno. E alla fine la pioggia arriva ed è una conclusione commovente. La pioggia scioglie le maschere dalla faccia e riempie le crepe. Io mi commuovo da solo quando penso a questo pezzo, perché è un messaggio di speranza dopo un album disperato».

La graphic novel Le Macchine Non Possono Pregare uscirà il 9 maggio. Sarà presentata in anteprima a COMICON (Napoli). Tutte le informazioni a questo link.

Revenews