Il mare è spazio infinito, è un luogo da proteggere ma soprattutto è un palco. Inaspettato e suggestivo, dove le note si mescolano sullo sfondo, nel panorama che cambia e tra i colori cangianti del cielo. Questo e molto altro è Porto Rubino, che chiude la sua terza edizione con la grande festa a Campomarino (Taranto), dove su una piattaforma a pochi passi dalla riva si sono esibiti Mahmood, Francesco Bianconi, Giovanni Truppi, Margherita Vicario e Motta.
L’idea innovativa di Renzo Rubino – promossa da San Marzano Official, partner dell’evento – trova la sua manifestazione massima proprio nella sua espressione libera.
«È stata un’edizione straordinaria, di sogni e fuochi d’artificio, abbiamo navigato dalla costa barese a Campomarino per fare un appello in musica sull’importanza dei nostri mari. – racconta Renzo Rubino – Siamo al terzo anno e sono davvero soddisfatto del grande percorso di crescita di Porto Rubino. Tre anni fa a darmi l’idea sono stati due temi legati al mare: i porti chiusi e la sostenibilità. Ho pensato subito di dover fare qualcosa per la mia terra e ora sono più agguerrito che mai».
Porto Rubino e l’importanza del rispetto del mare
Tra i principi cardini dell’evento c’è infatti l’attenzione alla sostenibilità ma anche l’idea di luoghi senza confini, di spazi e porti aperti. Non è un caso che Francesco Bianconi, di fronte al pubblico accomodato in spiaggia, abbia definito Porto Rubino una «Woodstock marina». Un luogo incolume, sicuro, contenitore di musica informale e di buone intenzioni.
Molti degli artisti ospiti sono stati accompagnati dalla super all star resident band di Renzo Rubino. Alessandro Asso Stefana (chitarre e banjo), Andrea Beninati (batteria e cello), Andrea Libero Cito (violino), Fabrizio Convertini (basso), Mauro Ottolini (trombone e conchiglie), Roberto Esposito (piano). In tempi difficili e di distanziate costrizioni, la festa sul mare di Porto Rubino sembra realmente annullare qualsiasi distanza. La musica, come il mare, è libera. Porto Rubino nasce probabilmente per ricordarcelo.
Foto: Clarissa Ceci