Tre ore di concerto in stream dedicato a David Bowie. Omaggio nel giorno del suo compleanno per un artista che, a distanza di cinque anni dal giorno della sua morte, influenza la musica mondiale con una potenza “vibrante”.
“Tra cent’anni sarà ricordato come Beethoven” ha detto Tony Visconti storico produttore di David Bowie. Quello che ne emerge è uno spettacolo ricchissimo con tantissime interpreti femminili ed un deciso sapore Black Lives Matter, Bowie amava la musica nera. Evviva.
Il suo compleanno, il giorno in cui David Bowie avrebbe compiuto i suoi 74anni ed è stato ricordato da moltissimi eventi. Fra questi emerge sicuramente l’immenso tributo organizzato dal suo storico pianista, Mike Garson. L’evento nei suoi 190 minuti circa, ha visto partecipare più di 100 artisti in un incredibile mix tecnologico di suoni e “visioni”. 40 canzoni, tra i classici e pezzi meno conosciti, vere e proprio chicche come Strangers When We Meet e Conversation Piece.
Con un rinvio all’ultimo momento di 24 ore dovute a presunti problemi tecnici e covid, non ci crediamo, lo show è partito alla grandissima con l’omaggio dei DuranDuran. Ebbene si, partono per primi e in gran forma. La loro carriera, d’altra parte, è colma di cover a santificare Bowie e la sua influenza sulla band. Con una parte dello spettacolo dal vivo, alcune partecipazioni registrare, altre raccolte da proiezioni proposte attraverso schermi fluttuanti, lo show ha avuto molto punti di eccellenza.
Ecco alcuni highlights. Oltre l’ottima partenza dei Duran, la performance di Billy Corgan (The Smashing Pumpinks, ascoltatevi il loro ultimo lavoro) in Space Oddity, Anna Calvi, Bring Me to The Disco, il super funk di Gary Barlow per Fame (lui trasuda energia e positività anche se con qualche capello in meno), Corey Glover (Young Americans) e Bernard Fowler (Sweet Thing), Gary Oldman, (si proprio lui, grande amico di Bowie) in una splendida I cant’ Read. Grande performance anche per Yungbnlud, giovanissimo cantautore britannico impegnato in una intensa Life on Mars accompagnato da Rick Wakeman, pianista originale di Bowie. Trent Reznor e Atticus Ross che hanno “industrializzato”, Fantasic Voyage e Fashion ( l’influenza artisticac tra Reznor e Bowie negli anni 90 è stata fortissima). Da menzionare anche un bellissimo medley di Bowie Boy George. A chiudere il concerto Heros.
Cosa è mancato al concerto? L’ovvio, il pubblico sul prato e il protagonista, David Bowie, il duca bianco di cui tanto avremmo bisogno oggi.