Dopo il successo di DOL (Di Origine Laziale), Vincenzo Mancino torna con Taste’accio, progetto che unisce eccellenza enogastronomica, arte e relazioni umane all’interno delle antiche grotte del Monte dei Cocci, trasformandole in un ‘caveau’ di tesori laziali. Questa nuova avventura unisce la passione di mancino per la ricerca e l’affinamento di prodotti locali con l’amore per l’arte, la cultura e l’ospitalità.
Situato nelle antiche grotte ipogee sotto il Monte dei Cocci a Roma, questo spazio poco conosciuto, crocevia storico di merci e sapori, diventa ora il luogo in cui tradizione e modernità si fondono. Qui, infatti, le condizioni naturali di temperatura e umidità costante offrono l’ambiente perfetto per la stagionatura di formaggi e salumi laziali d’eccellenza.
“Le grotte di Testaccio – spiega Mancino – rappresentano un ambiente ideale per la stagionatura naturale di prodotti come formaggi e salumi, grazie alle loro particolari condizioni microclimatiche. Sono ambienti con umidità controllata e temperature costanti, che favoriscono una maturazione lenta e omogenea, migliorando la qualità organolettica del prodotto. Questo tipo di affinamento permette di ottenere formaggi e salumi con una texture più morbida e un sapore più intenso, caratteristiche che non potrebbero essere raggiunte in un ambiente industriale”.
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Esperienza enogastronomica e culturale
Oltre a essere una vera e propria bottega dei sapori, dove i visitatori possono acquistare direttamente prodotti laziali selezionati, Taste’accio offre anche un’esperienza immersiva con degustazioni, food tour e workshop. “Taste’accio – afferma Mancino – è anche un’importante occasione per riflettere sul valore delle relazioni umane”. Il suo motto non a caso è “consuma criticamente” per sottolineare l’importanza di un approccio consapevole e responsabile al consumo.
Taste’accio abbraccia anche la bellezza estetica con esposizioni artistiche temporanee che si fondono con l’ambiente. La prima mostra presenta le sculture in ceramica di Riccardo Monachesi, perfettamente in sintonia con il contesto del Monte dei Cocci, famoso per la sua storia legata alla produzione e al commercio di anfore.
“La combinazione di arte e cibo – conclude Mancino – diventa un mezzo per rafforzarne il legame attraverso i sensi e le emozioni, procurate dalla bellezza e dal gusto”. Da ammirare anche le foto sui cocci di Valentina Bellomo e le opere dell’Associazione RiscArti di Marlene Scalise.
Immagini da Ufficio Stampa