Debutta all’Auditorium Monte Rosa 91 ‘Dora pro nobis’, ritratto struggente di Dora Maar dal libro ‘Malamore’ di Concita De Gregorio.

Sabato 25 gennaio alle 19:00, l’Auditorium di Monte Rosa 91 a Milano inaugura la stagione teatrale 2025 con Dora pro nobis, pièce di rara intensità tratta dal libro Malamore di Concita De Gregorio. Lo spettacolo, inserito nel programma culturale “Parco della Luce”, è un omaggio alla figura di Dora Maar, artista visionaria e icona del surrealismo, spesso ricordata solo come musa di Pablo Picasso.

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‘Parco della Luce’ è un luogo dove avrà sempre spazio il talento delle donne. commenta la direttrice artistica Gaia Manzini. Dora pro nobis è un intreccio di luminose suggestioni: il talento dello sguardo di Dora Maar, la scrittura avvolgente e così autentica di Concita De Gregorio, la recitazione di Federica Fracassi che ci connette con le corde dell’animo umano. È per me un onore e un piacere ospitare questo spettacolo”.

In scena, il talento di Federica Fracassi – una delle voci più potenti del teatro contemporaneo – si intreccia con le note del violoncello di Lamberto Curtoni. Insieme danno vita a un dialogo fatto di parola e suono, dove l’eco della voce e le vibrazioni delle corde trasformano il palco in uno spazio sospeso tra luce e ombra, passione e dolore.

Dora pro nobis
Immagine da Ufficio Stampa

Dora Maar

Protagonista di un percorso creativo e umano profondamente drammatico, Dora Maar fu molto più che una musa. Fotografa e artista d’avanguardia, ha documentato la realizzazione di Guernica, ma è stata anche testimone e vittima del genio di Picasso, il cui amore tempestoso cercò di rimodellarla. A lei, infatti, il maestro chiese di abbandonare la fotografia per dedicarsi alla pittura, un campo in cui non trovò mai piena soddisfazione. Questo rapporto, durato circa un decennio, segnò profondamente Dora, portandola a una crisi psicologica che culminò in un ricovero in una clinica psichiatrica.

Dora pro nobis diventa, così, strumento anche per riscoprire l’anima creativa più autentica della sua protagonista. E la sua ostinata ricerca di un’identità in un mondo che tendeva a relegarla al ruolo di musa o amante. Lo spettacolo dipinge infatti un ritratto intimo e universale, restituendo a Dora Maar il posto che merita nella storia dell’arte e nella memoria collettiva.

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Le parole di Concita De Gregorio

La storia di Dora Maar è il Novecento”, commenta Concita De Gregorio. “La sua serietà, la sua perdizione, la sua capacità di vedere senza essere vista, l’ostinazione quasi infantile, lo straordinario talento. L’amore, soprattutto. La storia di questa donna, un po’ croata un po’ argentina, cresciuta in Francia tuttavia – i paesi slavi, l’America latina, Parigi: tre mondi dentro di lei – mi ossessiona fin da bambina. L’ho sfiorata, una zia che l’aveva conosciuta mi raccontava i suoi racconti.

“I suoi incontri, gli uomini. George Bataille, Paul Eluard, Pablo Picasso, Jaques Lacan. Cioè la Letteratura, la Poesia, l’Arte, la Psicanalisi. Tutte con la Maiuscola, tutte sul suo corpo minuto e inossidabile. La luce nell’ombra. Sempre amata, sempre respinta. La follia, saggezza ultima. Mettersi nei panni degli altri, incarnare e sentire su di sé le storie che ci guardano e ci riguardano è quel che ho desiderato e provato a fare sempre. Ho immaginato di essere Dora mille e mille volte. Tutte le donne sono dentro di lei”.

Immagine da Ufficio Stampa

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