Mentre gli occhi del mondo guardano Roma nei giorni del lutto per la scomparsa di Papa Francesco, scopriamo una delle opere d’arte che Bergoglio amava di più.
In questi giorni gli occhi del mondo guardano con ancora maggiore attenzione a Roma, dove centinaia di migliaia di persone si stanno raccogliendo per rendere omaggio a Papa Francesco. Del santo padre “venuto dalla fine del mondo” si stanno raccontando molti aneddoti e ricordando molti interventi ma forse pochi sanno che c’era un’opera d’arte con un posto speciale nel suo cuore.
L’articolo continua più sotto
La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Si tratta de La Crocifissione Bianca di Marc Chagall, recentemente ospitata a Palazzo Cipolla inaugurando il nuovo Museo del Corso. Il capolavoro datato 1938, conservato all’Art Institute of Chicago, è stato infatti esposto per la prima volta nella nostra capitale (dal 27 novembre 2024 al 27 gennaio 2025) come evento inserito nel calendario ufficiale del Giubileo 2025. Esposizione resa possibile dalla collaborazione tra il Dicastero per l’Evangelizzazione, Mons. Salvatore Fisichella e Fondazione Roma. Ma come sappiamo che questo quadro era così amato dal pontefice?

A scriverlo su lo stesso Francesco, in un libro del 2010 in cui definisce il dipinto di Chagall come il suo preferito in assoluto. Concessa in prestito a Palazzo Strozzi a Firenze per un’esposizione nel 2015, la tela è quindi tornata in Italia e Papa Francesco non ha mancato di contemplarla. Nella giornata dell’8 dicembre, infatti, dopo il tradizionale omaggio all’Immacolata in Piazza di Spagna, il pontefice si è recato a sorpresa a Palazzo Cipolla. Qui, ha sostato diversi minuti davanti all’opera contemplando la potenza espressiva e il messaggio di speranza e unione tra culture religiose.
La storia de La Crocifissione Bianca e l’attualità del suo messaggio
Artista russo di origine ebraica, Marc Chagall dipinse La Crocifissione Bianca nel 1938, dopo la tragica Notte dei Cristalli (9-10 novembre), trasferendo sulla tela il suo grido contro la persecuzione degli ebrei e un inno alla riconciliazione. Al centro, la figura di Cristo in croce, avvolto da un tallit ebraico, è circondata da scene di violenza e speranza. Si vedono, infatti, villaggi con abitazioni e sinagoghe in fiamme, truppe che appiccano incendi e figure in fuga. Ma si scorgono anche simboli di redenzione e speranza, a partire dal raggio di luce che proviene dall’alto.

Creata in un’epoca di crescente antisemitismo, La Crocifissione Bianca riflette profondamente il senso di angoscia che lo stesso Chagall nutriva per la situazione europea. La luce bianca che emana da Cristo contrasta con le ombre della sofferenza, suggerendo una via di salvezza. L’opera, figurativamente energica, unisce di fatto elementi del cristianesimo e dell’ebraismo, parlando a tutte le culture religiose. Papa Francesco, che ne ha elogiato la forza evangelica, ha forse visto in essa proprio un invito alla difesa della dignità umana e all’unità, temi centrali del Giubileo.
Al tema della crocifissione Chagall dedicò anche altri suoi lavori, nessuno dei quali però raggiunse la stessa espressività emotiva. Definita dall’artista americano John David Mooney come “un’opera senza tempo”, La Crocifissione Bianca parla oggi come ieri di dolore, persecuzioni e speranza. Temi quanto mai cari al pontefice che sino all’ultimo si è fatto portavoce di un messaggio di pace e fratellanza.
Immagini Courtesy Fondazione Roma / In copertina: Installation view Chagall a Roma: La crocifissione bianca, Marc Chagall – La crocifissione bianca, 1938. Olio su tela, cm 154,6 x 140, The Art Institute of Chicago. Ph Vinicio Ferri Courtesy Fondazione Roma