Alessandro Cortini, produttore, poli strumentista e compositore bolognese, classe 74, rappresenta quello che per molti è soltanto un sogno. La sua esperienza di musicista internazionale, la cultura sonora, l’intima capacità di raccontare l’emozione tramite la ricerca di una vibrazione, travalica il senso della traccia musicale e apre una luce su quello che è l’essere artista a tutto tondo dove scelta di vita, immagine e sound sono rappresentati attraverso una esperienza: il live. Questa volta il rito è avvenuto al Monk di Roma, un piccolo grande viaggio con questo artista elettronico dalla incredibile ricchezza espressiva.
Il mondo di Alessandro Cortini è quello della musica elettronica, del rock industriale. Massimo Volume, il suo ultimo lavoro, colpisce per diversi aspetti. Il progetto è portato avanti dalla Mute Records, etichetta britannica fondata da Daniel Miller nel 1978, che ha visto fra i suoi artisti Wire, Depeche Mode, Sonic Youth, Erasure, Moby, Nick Cave, Laibach. Semplicemente questo fa capire quale sia il livello di Alessandro Cortini e la considerazione internazionale che il settore ha per questo artista.
Cortini, dopo la lunga esperienza americana dove ha collaborato a fianco di musicisti come Trent Reznor, Puscifer, NIN, Everclear e accompagnato super band come Muse, si trasferisce a Berlino, la culla della nuova cultura, la città che ha sostituito Londra nel ruolo di hub creativo.
Il respiro dell’elettronica di Cortini non si schiaccia su una identità teutonica ma mantiene una autonomia dovuta, molto probabilmente, all’essere italiano, chitarrista e figlio degli anni 80. Questo mix di fattori, oltre chiaramente il suo intero vissuto, determina in Cortini un approccio estremamente personale dove, ancor prima che diventare un esperto di routing modulare, Alessandro Cortini si fa guidare, nelle sue composizioni, dal suono e dalla melodia come ogni chitarrista fa con feedback dal proprio amplificatore e dalla distorsione. Il livello di Cortini in questa ricerca è metafisico e perfetti sono i visual che accompagnano il live, un mega video clip che ricorda l’estetica di De Chirico.
Il suo lavoro è indubbiamente lirico e si differenzia da tutti gli altri compositori elettronici che stanno imponendosi sul mercato mondiale. Volume Massimo è una rappresentazione di un viaggio personale, introspettivo, dove la linea melodica di un ragazzo cresciuto negli anni 80, moltiplica, in modo esasperato, la potenza dirompente del suono analogico. Massimo Volume al Monk di Roma, ha messo sotto forte stress l’impianto e, a nostro parere, ha anche superato i limiti stessi del Club capitolino.
Vi suggeriamo di ascoltare il suo lavoro su Spotify, è un album che vi farà decisamente viaggiare pensato proprio per evocare emozione nell’ascoltatore, cosa rara in molto materiale online.
Non perdete la sua performance, questo musicista è un vero trend setter!
Il setup del concerto è estremamente semplice. Alessandro utilizza di base un controller ed un mixer oltre qualche effetto ambientale come delay e reverbero per accompagnare, con melodie e filtri, delle sequenze ritmiche missate live dall’artista stesso insieme a visual di eccellenza.