Si intitola Quando Trovo Te il brano che Francesco Renga porterà sul palco dell’Ariston al 71° Festival di Sanremo. Scritto da Francesco insieme a Roberto Casalino e Dario Faini, Quando Trovo Te – per citare lo stesso Renga – è una sorta di celebrazione «dell’oblio salvifico».
«Dimenticare come forma di protezione è un concetto che mi è stato sempre caro. – racconta Francesco – C’è però anche la nostalgia, il ricordo che riaffiora nonostante l’avessi dimenticato. Alcuni ricordi li dimentichiamo per salvarci la vita e altri tendiamo a dimenticarli per proteggerli dal caos dell’esistenza che ci circonda. Riaffiorano però nel momento del bisogno e ti regalano la felicità, quella che tieni nascosta. Sono piccole cose, quelle di ogni giorno, della quotidianità spicciola, il profumo del ragù che ti faceva tua mamma. Eppure, ti restituiscono una dimensione più reale. Rischiamo di vivere in una realtà che ci costruiamo e l’unica cosa che mi ha restituito il lockdown è stato proprio il tempo da dedicare a queste cose».
La felicità, insomma, è effimera. Ma è pur sempre reale. Va solo cercata.
«Quando vivi la felicità pensi che sia altro, invece è lì a portata di mano e il più delle volte te la fai scappare. – ci spiega Francesco Renga – Nel brano c’è quasi un ossimoro. Ed è bello anche per questo motivo, perché è sorprendente. A livello di scrittura c’è stata un’urgenza, mi sono trovato in studio con Dario Faini e Roberto Casalino in studio ed è venuta fuori la canzone. Direi che questo brano è una summa di tutto ciò che sono, che sono stato e che probabilmente sarò. Ci sono addirittura echi dei Timoria. La mia vocalità viaggia tra il vecchio Renga e il nuovo Renga. E c’è anche il Renga di domani».
Il nuovo Francesco Renga, di sicuro, ha ripensato all’idea stessa di album.
«Mi gira per la testa questo pensiero da un po’. – ci dice – Ho mutato negli anni la mia idea e la mia visione di album. Ogni volta che usciva un mio disco lasciavo sempre dietro qualche canzone, e magari erano le più rappresentative. Ora lavorerò solo sulle canzoni e le faccio uscire. Questa canzone esce adesso. Ma non ho un album in uscita. Forse uscirà una raccolta».
Francesco Renga, Sanremo e la costante incoscienza
Sanremo 2021 sarà un Sanremo bizzarro. Una celebrazione della musica in un momento in cui la musica è ferma. E infatti Renga non esita a dire che «la musica è fondamentale», tanto che i mesi scorsi lo hanno fatto «vacillare anche psicologicamente». «Questo Sanremo è il simbolo di qualcosa che riparte, si accendono i motori e riparte una macchina rimasta ferma per un anno» sottolinea il cantautore. E sì, sarà un Festival diverso (per Renga, contando anche l’esordio con i Timoria nel 1991, sarà il nono), ma la costante è indubbiamente quella che Francesco definisce «la scheggia di follia».
«La costante è l’incoscienza che provo dalla prima volta. Quella cosa lì non l’ho mai persa. Non ho mai subìto Sanremo, l’ho sempre vissuto come un’occasione di lavoro ma anche di felicità. Anche quando le cose non sono andate bene, Sanremo è sempre stato molto generoso con me».
Foto di Toni Thorimbert