Il concerto del Colle der Fomento a Roma è stato un boato, un suono cupo che si è propagato da sottoterra. Un rombo partito dall’underground e più forte delle bombe, sentito da tutta la città. Anche da quella che non è riuscita a entrare allo Strike, perché troppi volevano troppo esserci.
Perchè ‘sta musica non la passano pe’ radio, ma è per tutti. Una moltitudine rombante, frastagliata, complessa che si ritrova nei molti e non nell’uno, nel diverso e non nell’uguale, nel pensiero e non nel consenso. Migliaia di persone, disertori di gazebo e di balconi, assetate di parole condivise. Black Bloc dell’industria musicale, guastatori degli algoritmi che scelgono cosa ascoltare.
È stato un concerto politico, un manifestarsi di gente che difende, di gente che non si arresta, perché so’ passati ‘na cifra d’anni e stamo ancora qua. A suonare hip-hop, che è la musica del quartiere della tua città e del nostro mondo. La festa delle arti celebrata da Baro, Masito e Danno, per parte del concerto anche come Good Old Boys (Colle der Fomento + Kaos e DJ Craim), maestri delle discipline di strada. Quattro giradischi e cinque amici cultori del gesto, al di là della divisione tra teoria e prassi, tra parola e realtà, dire e fare. Gesto che è azione in sé stesso e ha suo senso nel luogo in cui accade, nella sua performance: il concerto. Gesto che ha bisogno di partecipazione non di like.
Un gesto militante, come la scelta di molti ragazzi di prodursi un disco in un garage pagato solo dall’urgenza di dover dire e saper scrivere, risultato dell’esercizio del pensiero, dell’incontro e confronto con altre persone, non di combattimenti da polli social.
Allo Strike per il Colle der Fomento in concerto a Roma, nessun combattimento. Siamo qui per celebrare Roma e il rap romano, essere nello stesso posto con migliaia di persone e condividere il sentire, l’affetto per i tre pischelli sul palco: venuti dal niente che non se ne vanno per niente, con il talento unico di sapere mettere insieme ritmo e rime dopo averli temperati e affilati. Rime dubbiose e assertive, che puntano alla testa. Balistiche. Che colpiscono al cuore senza prende la mira.
Colpisce al cuore anche Masito che dedica Polvere alla mamma e spuntano gli accendini. Sì, non i telefonini dei palazzetti messi bene in ordine, ma pericolosissimi accendini che illuminano cartine, lacrime e parole. Parole per un pubblico che era ovunque, arrampicato ovunque senza soluzione di continuità. Pubblico solo preso bene che ha colmato lo Strike di Roma senza bisogno di cani ad annusarti e divise a incanalarti come un pollo verso i posti numerati assegnati e guai se ti sposti.
Nessun controllo per ragazzi fuori controllo, basta l’intesa, la fiducia in un patto silenzioso e abituale fra chi organizza, gli artisti che si esibiscono e il pubblico, con lo scopo di fare festa insieme a DJ Ceffo, Lucci, Rak, Suarez, Kaos, DJ Craim, Roy Paci, Alien Dee e l’omaggio a Grandmaster Ice One, b-boy dall’anno zero del rap italiano. Il Colle Der Fomento in concerto a Roma, allo Strike è stata una celebrazione di chi resiste, di chi continua il cammino adversus. Una serata organizzata e auto-gestita in armonia, con tanto di mega schermo all’aperto, per vedere il cielo su Roma e perché dentro tutti non ci si entrava proprio.
Qualcuno del pubblico strilla aoh se semo ‘nvecchiati! Vero, ma comunque, se loro cancellano noi riscriviamo da capo e non per stile, non per fama o per denaro, solo perché sinnò me moro.